Heather Cassils: la scultura del corpo queer/the queer body sculpture

[English version below]

Heather Cassils (1975) è un’artista visiva e performer canadese che ha studiato a Los Angeles, dove ora vive lavorando come personal trainer e come artista. Il centro attorno a cui ruota la sua attività, sia artistica che professionale, è il corpo. Cosicché scolpire il proprio fisico e potenziarlo per farlo diventare oggetto e operatore di arte è la cifra stilistica dei suoi progetti artistici, come “Cuts: a traditional sculpture” (2011 – 2013) e “Becoming an image” (2012, in corso), tanto che in una intervista afferma “Penso al mio corpo come a uno strumento e come a un’immagine”.

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Heather Cassils
Advertisement: Homage to Benglis , 2011
c-print
photo: Heather Cassils with Robin Black
Courtesy Ronald Feldman Fine Arts, New York

Nel primo lavoro Cassils decide di aumentare la sua massa muscolare di 10 kg in 23 settimane. Avvia così un intenso programma fatto di specifici esercizi di body building, di una alimentazione forzata e di assunzione di steroidi. Il risultato artistico si compone di un video, “Fast Twitch/Slow Twitch” sul processo di modellamento del corpo e una serie di immagini fotografiche, raccolte in due lavori “Advertisment: Homage to Benglis” e “Lady Face/Man Body”, una sorta di fanzine patinata, acquistabile on-line. Cassils intraprende questa operazione di modellamento scultoreo del proprio corpo all’interno della sua ricerca e riflessione sull’espressione corporea del genere. Heather Cassils si identifica come gender queer e transgender (e preferisce che nei suoi confronti ci si rivolga con “He” piuttosto che con “She” anche se non assume ormoni e non è interessata agli interventi chirurgici) e quindi ha cercato di modellare il proprio corpo per vedere fino a dove poteva spingerlo nella trasformazione in un corpo mascolino.

 

 

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Heather Cassils “Cuts: a traditional sculpture” 2011

Si è poi servita dell’aiuto di una fotografa, Robin Black, che lavora per riviste gay, per rappresentare il proprio corpo così rimodellato tramite fotografie che richiamassero l’immaginario omoerotico. Il risultato è stato tale che una delle immagini, comparsa nel blog Homotography, fu votata con grande successo, fino a quando gli amministratori non si resero conto che il modello aveva il seno e tolsero la foto. Complessivamente con questo lavoro Cassils porta lo spettatore a riflettere sia sul ruolo delle aspettative sociali nei confronti del corpo e di come queste ci condizionino nel decidere che forma esso debba assumere, sia sugli immaginari che caratterizzano i generi e la sessualità.

LADY FACE/MAN BODY photo: Heather Cassils with Robin Black
LadyFace/ManBody 2011
photo: Heather Cassils with Robin Black

Lo spessore artistico di “Cuts: a traditional sculpture”, è accresciuto dal fatto che l’Artista trae direttamente ispirazione da altri due lavori, con una forte componente femminista, risalenti alla prima metà degli anni ’70: “Carving: a traditional sculpture” di Eleanor Antin (in cui lei avvia un processo di dimagrimento forzato documentando la perdita di peso con una serie di foto scattate quotidianamente) e “Advertisement” di Linda Benglis (in cui lei posa nuda con un dildo doppio in un atteggiamento “aggressivo”, che sovverte l’immaginario usuale della donna bambola pronta a farsi possedere).

Benglis, Feminism
Linda Benglis Advertisment on ArtForum 1974
Antin, feminism
Eleanor Antin – “Carving: a traditional sculpture” 1973

In “Becoming an image”, invece, il corpo diventa vero e proprio strumento per realizzare una scultura, in un processo in cui l’allenamento fisico intenso si trasforma in forza modellante di un blocco di creta. In questa perfomance, in cui Cassils sottolinea la dimensione violenta, quasi brutale, dell’azione performativa, la creta viene trasformata in un monumento alla memoria delle persone transgender assassinate o oggetto di violenza (una violenza che, in base ad alcune statistiche, è purtroppo in aumento). Il monumento è così l’immagine di atti di brutale violenza. Ma immagine è anche quella vista dal pubblico che prende parte alla performance: l’azione, infatti, si svolge al buio, per essere illuminata solo a tratti da un flash che permette di cogliere non l’intera azione, ma solo delle ‘istantanee’ (oltre a servire per scattare delle vere e proprie foto dell’azione, che diventano così un secondo prodotto artistico derivato dalla performance). A dare ulteriore significato alla performance è la sua realizzazione presso il centro ONE, il più importante archivio LGBTQ al mondo.

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Heather Cassils – “Becoming an Image” 2014
Before
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Heather Cassils – “Becoming an Image” 2014
Performance
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Heather Cassils – “Becoming an Image” 2014
After

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’attenzione di Cassils per la violenza di cui sono oggetto le persone transgender e queer e in generale il mondo LGBTQ l’ha portata a realizzare recentemente un film sul massacro al Pulse di Orlando: 103 shots, di cui è disponibile un’anteprima. Realizzato il 25 Giugno durante il Pride di San Francisco con circa 200 volontari, il film riprende 103 abbracci a cui fanno da sottofondo altrettanti “scoppi”, uno per ciascuna delle vittime (morti e feriti). “Seduti nel club stavamo passando una gran bella serata, quando abbiamo cominciato a sentire dei rumori che sembravano quelli dei fuochi d’artificio o di palloncini che scoppiavano. Abbiamo pensato che fosse parte della festa. Poi abbiamo capito che non era la celebrazione di quanto avevamo immaginato”.

Ritornando a “Becoming an image” e “Cuts: a traditional sculpture”, questi due lavori mettono inoltre in risalto un altro fattore fondamentale e caratterizzante tutta la pratica artistica di Heather Cassils: l’intensa e specifica preparazione fisica che serve alla performer per portarsi al limite delle proprie possibilità. L’azione realizzata in “Becoming an image”, infatti, finisce quando lei giunge al limite delle proprie forze, all’esaurimento delle energie fisiche e psichiche.

Con la sua pratica artistica, infine, Cassils richiama anche la tradizione dei tableaux vivent, in cui il corpo vivo si fa scultura e immagine capace di suscitare nello spettatore un senso di identificazione o comunque un confronto vivo con un’alterità che lo interroga e lo colpisce visceralmente (un’immagine iconica schematica, come direbbe lo storico dell’arte Horst Bredekamp).

 

E’ necessario distruggere per ricostruire”.

“E’ difficile essere un artista e molti preferirebbero che io non lo fossi. Ma è necessario mantenersi saldi nelle proprie intenzioni. E’ una sorta di darwininsmo artistico: se continui ad andare avanti, alla fine ci sarà un punto di svolta”. E con la sua tenacia e intelligenza Cassils è arrivata ad essere riconosciuta dall’Huffington Post come uno dei 10 artisti transgender che stanno cambiando il volto dell’arte contemporanea.

 

Link per l’approfondimento:

  1. Heather Cassils artista website 
  2. Heather Cassils personal trainer website
  3. artist talk alla Galleria Leonard e Bina Ellen
  4. articolo su The Guardian

 

ENGLISH VERSION

Heather Cassils (1975) is a performer and visual artist born in Canada and now based in Los Angels, where he got his MA in Fine Arts. Working also as personal trainer, the main interest of Cassils is the body. To carve his own body and pushing it up to its limits is at the base of Cassils’s art works, such as “Cuts: a traditional sculpture” (2011 – 2013) and “Becoming an image” (2012, on-going). “I think – he says – at my body as well as an instrument and an image”.

In “Cuts: a traditional sculpture” Cassils decides to grow his muscular mass by 23 pounds in 23 weeks. Therefore he starts an intense programme of body building exercises and forced feeding and assumes steroids. The visual output is a video about the modelling of the body over the 23 weeks and a series of images that becomes two more works “Advertisement: Homage to Benglis” and “Lady Face/Man Body”, a zine sold on-line. The work comes out from his research on the gendered body. Heathers Cassils identify as gender queer and transgender (therefore Cassils wants to be referred to as “he” and not “she”) and therefore wanted to see how far he could go in modelling his own feminine body into a masculine one. After the 23 weeks the artist asked the photographer Robin Black of taking portraits of him. As Black worked for gay (homoerotic) magazines, she was asked to portrait Cassils inspiring to that kind of imaginary. One of the images, posted in the Homotography blog, was voted up and had a great success, until the administrators noticed the tits and took away the image from the blog. “Cuts: a traditional sculpture” invite the viewer to reflect on social expectations on the body and on the imaginary about genders and sexualities. Moreover it references the works of two other artists of the ‘70s with a feminist meaning: “Carving: a traditional sculpture” by Eleanor Antin (in which the artist forces herself to lose weight taking a series of everyday pictures) and “Advertisement” by Linda Benglis (in which she poses naked wearing a double-headed dildo, subverting the traditional image of the passive woman).

“Becoming an image” is a performance with a sculpture as an output. The body, after a tough training, becomes a force able to sculpt a block of clay and the violence of Cassils’s actions on the clay transform it in a monument for transgender people murdered or victims of violence. The final sculpture is thus the image of such brutal violence. The public itself, during the performance, can see only shots of it, because the action takes place in complete darkness and Cassils is lightened only by flashes (which are actually set up to take pictures of the performance, a second visual output of the artist work). The performance takes place at ONE, the most important worldwide LGBTQ archive.

Cassils’ concern for violence against LGBTQ people suggested him to record a film in memory of the Pulse Nightclub massacre: 103 Shots. The film, recorded in San Francisco during the Pride with the support of more than 200 volunteers, shows 103 embraces against the sound of 103 ‘pops’.

“Becoming an image” and “Cuts: a traditional sculpture” point out a key element of Cassils’ artistic practice: the specific and intense physical training needed in the performances in order to bring his own limits to the maximum extent.

The way the artist make use of his body reminds also to the tradition of tableaux vivent, in which the live body becomes a sculpture and an image able to raise in the viewer a sense of identification or to offer an alterity that intimately questions the viewer.

“It is difficult to be an artist,” says Cassils. “Most people would probably prefer you not to be. But just hold true to your intentions. It’s almost like artistic Darwinism – if you can keep going, eventually there will be a breaking point.” Nevertheless with his strenght and intelligence Cassils was listed by the Huffington Post amonf the 10 transgender artists that are changing contemporary art.

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